venerdì 18 aprile 2025

30/03/2025: 1a Mezza maratona d'Italia. Maranello-Modena.


Non ricordo bene quale sia stata la mia ultima mezza maratona; la memoria non è più quella di un tempo ma il ricordo, triste, è quello di una mezza del Grada finita imprecando tra i dolori sparsi in qualsiasi parte del corpo. Senz'altro non un viatico per farmi anche solo immaginare di poter ripetere una simile esperienza, ma il mio proverbiale amore per le prime edizioni non ha saputo resistere alle lusinghe di questa fantastica "prima volta" che sulla carta univa due delle mie grandi passioni. La corsa e la Ferrari.


Come un novello Ulisse, ammaliato dal canto delle sirene che mi lusingavano e illudevano di poter ancora affrontare i 21,097, ho deciso, a settembre dello scorso anno, di iscrivermi a questo evento, fiducioso che il tempo per una preparazione dignitosa ci fosse e che potessi presentarmi sulla linea di partenza con una discreta sicumera supportata da un allenamento puntuale, metodico e rigoroso... tutto sulla carta ovviamente!

La sorte, infatti, non vede l'ora che tu faccia programmi ambiziosi e nutra speranze di rivalsa. Lei è lì, beffarda e pronta a scardinare tutti i tuoi piani, le tue aspettative, i tuoi sogni.

E allora ecco una sequenza di sfighe inenarrabili susseguirsi una dopo l'altra. Bronchite, sinusite, ed ogni altra "-ite" presente sull'enciclopedia medica, accompagnati da infiammazioni nervose, muscolari e sistemiche di gambe glutei, polpacci. Un chiaro messaggio di invito alla desistenza, per chi lo volesse cogliere.

Ma non per me.

Terminato questo lungo ma doveroso preambolo, passiamo alla cronaca della bella giornata sportivamente e meteorologicamente parlando.

Arriviamo, io e mia moglie, a Maranello il sabato pomeriggio. Giù le valigie in albergo, qualche minuto di contrattazione per definire i dettagli sulla giornata seguente e poi via verso il centro città per il ritiro del pettorale. La giornata è piovosa ed il bel clima che solitamente si respira agli Expo è decisamente compromesso dal fatto che tutti gli eventi previsti all'aperto sono annullati o deserti.

Poco male, torniamo in albergo, meditiamo cosa fare per cena e pregustiamo una sana dormita dato che ci siamo alzati alle 6 il sabato mattina e la notte che ci aspetta sarà di un'ora più corta per via dell'ora legale.

Il mattino seguente ci omaggia di una giornata meravigliosa dal punto di vista meteorologico, la pioggia dei giorni precedenti ha reso il cielo terso e un bel sole ci ha accolti, finalmente, in una Maranello ricca di vita e di podisti.


Parcheggiamo lontano ma in un punto strategico e seguiamo il serpentone di runners che ci fa strada fino al punto di partenza dove, accompagnato da Betty, cerco dove lasciare le sacche che ritroverò, faticosamente, a Modena, una volta arrivato a destinazione.

Dopo mille peripezie sono in gabbia. Rispettosamente, avevo indicato in fase di iscrizione il tempo della mia ultima mezza e francamente al 30 marzo del 2025 la mia forma fisica era molto lontana da quanto avevo previsto e sperato parecchi mesi prima, quindi temevo di aver ottimisticamente esagerato e di trovarmi fianco a fianco con podisti molto più forti di me.

La partenza è ad ondate, molto stile NYCM, ad intervalli di circa 5 minuti tra una wave e l'altra.  Alla fine i podisti della mia griglia "D", attenderanno circa 20 minuti (tantini) prima di rompere le righe e scatenarsi, transitando dapprima tra le vie di Maranello per poi trotterellare stupefatti sull'asfalto umido della pista di Fiorano, fino al suggestivo transito attraverso la storica porta con la scritta "Ferrari" gialla, che ci introduce tra i capannoni dello stabilimento della rossa nazionale.

Finita la parte suggestiva siamo già al terzo chilometro, sto bene e sono felice. Guardando il Garmin continuo a ripetermi: "Troppo forte, devo rallentare!", ma continuo a correre a a 5.10, riesco persino a scambiare qualche chiacchiera con chi mi circonda e perdo addirittura il conto dei chilometri percorsi. Ho un solo chiodo fisso, arrivare al quindicesimo, prendere il mio gel e tentare di arrivare fino alla fine attaccandomi ai palloncini dell'ora e cinquanta.

Mi ritrovo, quasi inconsapevolmente al 17esimo chilometro mi sento inspiegabilmente bene e decido che è giunto il momento di dare tutto. Comincio superare decine di podisti esausti, mi fanno male i piedi ed accompagno ogni passo con un gemito misto tra il dolore e l'orgasmo. L'apparizione del cartello "MODENA" getta benzina sul fuoco e riesco a scendere addirittura sotto i 5'/km in una trance agonistica, che mi ricorda molto i bei tempi andati. Il gonfiabile non sembra arrivare mai, il GPS "bippa" i 21 ma il traguardo non si vede, facendo sfumare il sogno, maturato negli ultimi chilometri, di finire sotto l'ora e cinquanta.

Poco male. Taglio il traguardo, esausto ma felice. Metto al collo la meritata medaglia, bevo un po' d'acqua e mangio un pezzo di banana, pregustando il piatto di tagliatelle che avrei "divorato" di li a poco. 

Scoprirò solo più tardi che medaglia, acqua e banana non erano poi così scontati e che molti podisti arrivati dopo di me, non hanno potuto bere, mangiare e nemmeno indossare la medaglia. Inammissibile per una manifestazione di carattere internazionale. 

Dovrò invece in fare i conti, in prima persona con il "disastro" della riconsegna delle sacche. Ritardi, inesperienza, una affluenza inaspettata, hanno impedito ai volontari di organizzarsi per affrontare più di 6000 runners che si affollavano davanti ai camion, ancora carichi, a gara già finita da un pezzo. Scene come quelle che ho visto, con sacche lanciate dal camion gridando i numeri come al mercato del pesce o podisti che tentavano di scovare la propria sacca (per inciso uguale a tutte le altre) rovistando come si fa nei cestoni promozionali dei supermercati del "tutto a 1 €", su cumuli sparsi a destra e a manca senza nessun ordine, non sono degne di una manifestazione che si fregia dell'appellativo di mezza maratona d'Italia.

Per una strana congiunzione astrale, vedo spuntare il mio 2601 all'improvviso, come se fosse stata lei a trovare me e non viceversa. Mi cambio, finalmente, e  mi metto a cercare il posto da dove poi avrei preso il bus di ritorno verso Maranello. 

A bordo, le solite chiacchiere su tempi, chilometri, allenamenti ed altre amenità, che tanto mi erano mancate. Bentornato Snupo.

Let's run4fun

 




 

  

lunedì 11 settembre 2017

13/08/2017: 10^ Assieme a Franco e Luciano. Porto Viro (RO).

L'idea nella mia testa era quella di avere corso tutte le edizioni di questa  pearticolare competizione, che si tiene in maniera sistematica il 13 di agosto da ben 10 anni a questa parte. 
In realtà di gare vere e proprie ne ho corso solo 2 dato che, la nascita della gara ha coinciso più o meno con l'insorgere dei miei annosi problebi alla fascia plantare.

Tuttavia, dato che la gara  si corre praticamente sotto casa ed in un periodo di vacanza e libero da impegni, ho praticamente partecipato a tutte le edizioni, guardando gli amici correre o magari facendo correre i miei figli.

Quest'anno mi sono trovato, per una serie di circostanze, a correre io, senza il supporto fisico e morale dei miei soliti amici di scarpa.

Privo di punti di riferimento, gironzolo per la piazza in modalità cimice, sbattendo a destra e a manca salutando tutti ma con sempre lo sguardo alla ricerca di un volto noto, di una faccia amica.
Trovo Francesca, che mi saluta e mi bacia con il solito trasporto, e mi illudo di poter tenere lei come mio punto di riferimento, anche se sono consapevole che non è decisamente alla mia portata.

In realtà arrivo da una intensa settimana di campo scuola, fatto con i ragazzi dell'oratorio in montagna, durante la quale ho ritagliato qualche ora per provare a fare un po' di potenziamento correndo tra le impervie ciclabili lungo il torrente che disegnava la valle.

Provo dunque a seguire il treno della Francesca, ma dopo i primi 500 mt mi accorgo che lei è salita su un freccia rossa mentre io ho il biglietto per il regionale.  
Mi accodo, perciò, ad un gruppo di posti con un andatura più consona alla mia. Faccio la mia gara, con un primo giro controllato e ad gior di boa lascio gli ormeggi e accelero.

 
Si consumano, in questa fase, una serie di  piccole sfide, come al solito, tra me ed altri podisti, fatta di sguardi, silenzi e ritmati ansimi. 
Nel tratto di sterrato della mia amata pineta, faccio gli ultimi sorpassi e chiudo una gara, tutto sommato anonima, con una deludente media.
Farò meglio la prossima volta, penso.

Let's run4fun









giovedì 1 giugno 2017

28/05/2017: 7^ Moonlight halfmarathon. Jesolo (VE).

Parte da lontano, anzi da lontanissimo la storia di questa settima mezza di Jesolo.
I presupposti per essere un avvenimento epico c'erano tutti, una sfida a tre tra me Cristiano e Gianluca, una torrida giornata di sole, ed un enorme "battage" mediatico messo in piede dal solito inesauribile Denis.
Ma andiamo con ordine.
Subito dopo la mezza di Rovigo, Cristiano decide che è giunto il momento lanciare la sfida per sfilarmi di mano il trofeo Run4fun, che oramai staziona sulla mia mensola da molto, troppo, tempo.
Scoprirò, solo a giochi fatti, che alla base di questa sfida, che alla luce dei precedenti risultati pareva quantomeno velleitaria, c'è stato un allenamento duro, scientifico e metodico, iniziato pochi giorni dopo l'evento rodigino e proseguito durante i due mesi che hanno separato le due gare.

Partiamo poco dopo le 14. E' Paolo che ci farà da autista e che si prenderà cura di noi durante tutto il pomeriggio jesolano.
L'operazione parcheggio è particolarmente complessa. I numeri di questa manifestazione, salgono di anno in anno e di pari passo aumenta da difficoltà di trovare un parcheggio decente se non arrivando ad orari improbabili.
Ci dividiamo i compiti, Paolo e Denis cercheranno un parcheggio, mentre io ed i miei sfidanti ci precipitiamo a ritirare pettorali e pacco gara.
Personalizziamo la maglietta. A suggellare l'importanza della sfida creiamo un piccolo slogan da far scrivere (a caro prezzo)  sulla schiena delle rispettive, coloratissime, maglie tecniche.
La giornata è la più calda dell'anno. Quasi 30 brucianti gradi, "rosolano" i 5000 podisti che attendono, pazienti e rassegnati l'arrivo delle 20.00 per poter scaricare sull'asfalto la preparazione e le ansie dei mesi precedenti.
Cristiano appare teso, ma indecifrabile come il sorriso della Gioconda al contrario io e Gianluca abbiamo già dichiarato obiettivi e strategia.

Arrivano le 8. Lo starter spara un colpo che scatena il consueto fiume umano in direzione Jesolo.
Cristiano è sparito qualche secondo prima della partenza millantando una impellenza corporale urgente. Noi, conoscendolo, sappiamo che sta macchinando qualche malefatta alla Dick Dastardly, ma decidiamo di non fasciarci la testa e di fare la nostra gara.
Rimaniamo nella "target zone" prevista per i primi 9, 10 km poi, Gianluca non risponde al mio invito a rallentare e guadagna qualche metro. Io medito la mia solita rimonta finale e lascio correre il mio antagonista che scoprirò accumulare secondi preziosi nei chilometri che seguono.
Inizia la ciclabile,  siamo poco dopo l'undicesimo chilometro, inizia a fare buio e  mi sento solo e affaticato, cerco di non rallentare ma la testa insiste nel dirmi di fermarmi, che non ce la posso fare, che non ne ho più. Accolgo il ristoro del 16esimo km come un miraggio nel deserto e penso di aver desiderato quei 2 passi, che saranno determinanti nel bene e nel male, come il corpo di una donna dopo un anno di astinenza dal sesso.
Quel chilometro invece di durare 4 minuti e quarantacinque come gli altri durerà 5' e 20 secondi... quaranta secondi in più del dovuto.
Uno scatto d'orgoglio mi impone di riprendere a correre. Affronto la salita del ponte che porta i podisti nel cuore pulsante della località balneare, riesco persino ad inanellare un paio di 1000 in una sorta di trance agonistica a 4':35", ma il rettilineo finale sembra non finire mai. Lo smacco definitivo lo subisco quando mi vedo sfilare dai palloncini dell'ora e quaranta e non solo non  ho la forza di reagire, ma nemmeno quella di capire quello che mi sta succedendo intorno.
Arrivo al traguardo inebetito in 1h 40' e 18", trovo ad aspettarmi Gianluca, stravolto ma tronfio e raggiante per avermi battuto e lo abbraccio con trasporto consapevole di aver comunque dato tutto quello che avevo.
Cerchiamo Paolo e Denis che hanno tentato invano di seguire la gara in sella ad un paio di bici noleggiate il pomeriggio e ci avviamo alla spicciolata verso il parcheggio dopo esserci, cambiato sommariamente io e "docciato" lo Smerd.
Cristiano non arriva, non risponde al telefono, non sappiamo se sia arrivato al traguardo o se non sia nemmeno partito. Poi trapelano notizie dai nostri amici a casa, sembra che abbia tagliato il traguardo pochi minuti dopo di noi, ma allora come mai tanto ritardo?
Dopo qualche decina di minuti di incertezza decidiamo di partire alla sua ricerca. Il piano prevede di cercare il posto dove vengono "ricoverati" i podisti che si sentono male all'arrivo ed infatti è proprio li che lo troviamo, disteso su di un lettino con una flebo infilata nel braccio, lo sguardo perso nel vuoto, abbattuto nel fisico e nel morale.
Aspettiamo con pazienza e con sentimenti contrastanti tra la gioia di averlo trovato e la preoccupazione di vederlo in quelle condizioni, fino a che uno dei tanti medici oberati di lavoro, ce lo riconsegna bianco come un cencio, spaventato ma perfettamente in sesto. 
Chiudiamo questa torrida giornata con la solita "pizzata" in compagnia cercando di alleggerire l'accaduto con la consueta dose di sarcasmo ed una abbondante aneddotica costellata di se e di ma.
Let's run4fun.









lunedì 29 maggio 2017

21/05/2017: 42° Circuito Città di Cona: Cona (FE).



Non ricordo esattamente quante di queste 42 edizioni mi hanno visto protagonista è probabile che sia almeno la terza volta che mi cimento in questa classica del podismo ferrarese. 
Una gara che ricordo, da sempre, calda e veloce.
La decisione di parteciparvi è stata presa di getto. Una mezza idea, un paio di telefonate, qualche messaggino, ed ecco magicamente composta la squadra per la domenica.
Siamo io, Massimiliano e Gianluca, a salire sulla mia fidata auto ed a dirigerci, dopo una sveglia tutto sommato accettabile, in direzione di Cona (FE).
Una volta arrivati, Gianluca si cimenta in un volantinaggio sfrenato, degno del più abile dei bengalesi,  per promuovere la gara sociale di domenica 28 maggio. 
Facciamo in tempo a scorgere Maurizio e gli altri "vecchietti", che si stanno cimentando nella frazione da 5km riservata ai Veterani e alle donne. Il livello è altissimo ed i nostri, come al solito, non sfigurano in queste categorie. 
Ritiro dei pettorali velocissimo e siamo già diretti verso la macchina pronti a vestire i panni dei paladini del G.P. Avis Taglio di Po.
Una volta indossata la "divisa" da combattimento, cominciamo un breve riscaldamento durante il quale buttiamo giù qualche idea sulla strategia di gara.
Io e Gianluca sappiamo già che Massimiliano non è alla nostra portata e pianifichiamo una "lotta" a due con un primo giro attendista ed un secondo dove daremo fondo a tutte le nostre risorse.
Tutto fila secondo copione, il mio copione. Massimiliano se ne va come un razzo, Gianluca dopo un inizio prudente, non resiste a vedersi sorpassare da troppe persone ed aumenta il ritmo. Io lo inseguo, paziente, sapendo che prima o poi il caldo e la stanchezza presenteranno il conto.
Si chiude il primo giro, decido di tentare la zampata, passo dai 4.30/km ai 4.20/km e, contemporaneamente, lo Smerd da i primi segni di cedimento.
La svolta è al 7^ chilometro. Sorpasso Gianluca e piazzo gli ultimi tre 1000 in progressione nel timore, mai sopito,  di uno scatto d'orgoglio del mio amico. 
Soffro, sbuffo e ansimo come una littorina, cerco di raggiungere alcuni dei podisti che mi precedono ma mi rendo subito conto che sono davvero troppo lontani anche solo per provarci.
Chiusura in 44.41, onorevole ma non così esaltante come immaginavo visto che è più o meno il tempo di tutte le altre mie passate edizioni la cui più recente, tuttavia risale a quasi un lustro orsono.

Let's run4fun


 












giovedì 4 maggio 2017

30/04/2017: 2^ VENICE NIGHT TRAIL. VENEZIA (VE).




Lo scorso anno ero letteralmente  schiattato dall'invidia nel vedere le foto ed i video della 1^ Venice night trail, postati sui social dai miei amici di corsa. 
Questa "atipica" manifestazione  aveva solleticato già dalla sua prima edizione il mio interesse, ma se lo scorso anno ero troppo malconcio per poter solo immaginare di parteciparvi, quest'anno, quando le mie condizioni di salute mi hanno permesso di pensarci, era già troppo tardi e le iscrizioni erano già sold out.
Poi un colpo un colpo di scena. 
A causa di un grave impedimento di Michele, amico e compagno di mille avventure podistiche, si è potuto realizzare il sogno di partecipare alla Venice Night Trial 2017.
La corsa si snoda nello splendido scenario della città lagunare, con partenza al calar delle tenebre e prevede per tutti i 3500 partecipanti l'obbligo di tenere accesa in testa una lampada da trail. Lo scopo, dichiarato, è quello di evitare ai podisti di inciampare ed anche di essere visti mentre percorrono il serpentone  di 16000 mt che si snoda per le viuzze del capoluogo veneto, tra turisti e passanti, in realtà, a mio avviso,  l'effetto coreografico è di gran lunga la ragione effettiva di questa scelta da parte degli organizzatori.

Partiamo alle 17, io ed il Gian, con tutte le migliori intenzioni di passare una bella giornata di sport. Le premesse ci sono tutte: clima perfetto, compagnia super e percorso da favola.
Arriviamo al Parco San Giuliano e con la solita "botta di culo" riusciamo a parcheggiare in posizione strategica. Il ritiro del pettorale, nonostante la folla, si conclude in un tempo relativamente breve e dopo una rapida visita agli stand della zona Expo siamo pronti per salire sull'autobus che ci condurrà al terminal crociere, luogo deputato a dare inizio alla nostra avventura.

Forte dell'esperienza della passata edizione, Gianluca mi guida nelle scelte e nei percorsi da fare, io lo seguo come un non vedente si affida al suo addestratissimo cane. Cerchiamo in primis di fissare una strategia per il post gara, che per esperienza del Gian appunto, è la fase più critica e caotica. Cerchiamo e memorizziamo sulla mappa la posizione precisa delle "introvabili" docce, impresa che ci costringerà, dopo esserci smarriti per attraverso un dedalo di stradine e calli tutte uguali, a compiere le operazioni pre-gara con un lievissimo affanno.
Niente riscaldamento dunque, cosa che però non ha pesato affatto in quanto per primi chilometri dopo un emozionate via, si è corso a spizzichi e bocconi, rallentati dall'enorme fiume umano che faticava ad incanalarsi in stradine sempre più strette buie.
E'faticoso tenersi d'occhio, controllare la posizione dei propri amici, il buio e le migliaia di lampade che quando ti giri per guardarti indietro, ti abbagliano e ti stupiscono allo stesso tempo, impediscono di distinguere la faccia di chi ti segue permettendoti di identificare solo  una sagoma nera. 
Io e Gianluca perciò ci chiamiamo ogni tanto. Chi sta davanti per sentire se l'amico è ancora li dietro, chi segue per frenare qualche improvvisa e veemente accelerazione.


E' un susseguirsi di ponti, curve, strettoie, calli, androni e piazze. Lo sguardo passa dalle scarpe, per evitare di mettere un piede in fallo sul fondo forzosamente sconnesso, alle bellezze che ci si presentano davanti: piazzette, pozzi, canali statue e "millemila" leoni, stucchi e chiese il tutto senza soluzione di continuità. 
Uno ad uno i chilometri scivolano sotto i nostri piedi e maciniamo strada quasi senza accorgercene, non sappiamo nemmeno esattamente dove siamo ed abbiamo solo 2 certezze: che dobbiamo seguire il fiume luminoso e che ad ogni curva o incrocio ci sarà un volontario con una bacchetta fosforescente che ci indicherà la direzione da prendere ... dobbiamo solo correre e goderci lo spettacolo.
Di tutti gli scorci, i meravigliosi scenari che si rivelano al mio sguardo dietro ogni curva mi resterà, senza dubbio la vista della lauguna con la luna specchiata e con il campanile di San Marco sullo sfondo goduta da riva degli schiavoni ed il passagio tra la folla di turisti nell'omonima piazza.





Dopo la foto di rito lascio un Gianluca leggermente provato e provo ad allungare per gli ultimi 2 km. Gli addetti al percorso continuano a dire ai podisti che il ponte che stanno superando è l'ultimo ma a me è sembrato che di ultimi ponti ce ne siano stati parecchi (saranno 51 in totale).
Arrivo, provato, al traguardo e mentre mi ristoro vedo arrivare Gianluca, attardato di qualche minuto. Applichiamo il piano studiato nel pomeriggio e ci dirigiamo presso il C.U.S. Venezia per "goderci" una meritata doccia calda. 
A parte le dita rotte che mi costringono ad acrobazie da cirque du soleil per non bagnare la fasciatura, il fatto che mi mancano le ciabatte e che non ho portato il bagno schiuma, è "l'effetto spogliatoio" con tanto di profondo senso di inadeguatezza che avevo evitato in adolescenza non praticando nessuno sport di squadra a provocarmi il disagio maggiore. Devo dire, però, che il risultato della doccia dopo lo sport ha la straordinaria capacità di farti stare bene come una dose di stupefacente.


Chiudiamo la serata, medaglia al collo, con una pizza gigante in un magnifico e affollato locale di Mestre.

Let's Run4fun.





 



















martedì 11 aprile 2017

02/04/2017: 3^ROVIGO HALF MARATHON. ROVIGO (RO)

Non c'è due senza tre.

E' la terza volta che corro questa mezza maratona di Rovigo ed ogni volta ho l'impressione di correre tra amici, quasi come l'allenamento collettivo mi metà settimana.
L'ho vista nascere, crescere e mi sento quasi come un padre che vede la propria figlia diventare grande e camminare, anzi correre, con le proprie gambe.

Il meteo, a modo suo, è stato clemente: cielo coperto con solo qualche fastidiosa raffica di vento di troppo nei tratti extraurbani.
In formazione ridotta, per l'assenza forzata dell'amico Denis, io e Cristiano ci apprestiamo a correre questa mezza con un preciso obiettivo cronometrico (1h:45'), target condiviso anche dal buon Gianluca. 
Obiettivo che pur sembrando ampiamente alla portata, risulta essere decisamente impegnativo per tutti e tre a causa della carenza di chilometri percorsi.

Il clima è comunque da giornata di festa. Ci prepariamo con calma e mentre camminiamo fermandoci a scambiare 2 parole con decine, che dico, centinaia di persone, ci lasciamo "cullare" dagli eventi che ci trasportano, con una serie di automatismi e rituali, lentamente, verso la linea di partenza.

Pochi minuti prima dello start, Cristiano si accorge di non aver spillato il numero sulla maglia, lo invito ad andare a recuperarlo mentre cerco un anfratto per le ultime gocce di pipì.
Purtroppo, la ressa è enorme, ed il tentativo di ritrovare la sua maglia gialla tra la folla dei partenti è vano. Mi accodo al Gian ed insieme cerchiamo di farci largo nella calca per poter partire da una posizione decente.
Al contrario delle passate edizione quest'anno niente conto alla rovescia ed il fiacco sparo dello starter sancisce l'inizio della mia terza Rovigo HM.

I primi km scorrono lenti. Formiamo un gruppetto compatto, con i cui componenti ( io, Gianluca, Andrea Biasioli ed Andrea Girello), veleggiamo ad andatura di crociera con l'obiettivo di raggiungere i palloncini dell'ora e quarantacinque. 
Poco prima dell'undicesimo, il nostro obiettivo è raggiunto e ci assestiamo "al riparo" dietro il gruppone che si forma sempre in coda ai pacers.
All'altezza del quattordicesimo chilometro, in anticipo sulle mie previsioni, rompo gli indugi e provo ad allungare, sorpasso l'ideale (non troppo a dire il vero) muro formato dai ragazzi con il palloncino sulla spalla,  cerco la fuga solitaria. Nessuno dei miei compagni di ventura accetta però passivamente questo mio azzardo e tutti si mettono all'inseguimento.
Dopo una manciata di chilometri dove il mondo sembrava sorridere, arriva inesorabilmente il momento in cui la distanza che hai percorso in allenamento diventa determinante ed il tuo corpo, cominciando dalle gambe e finendo al cervello, con un passaggio obbligato per i polmoni, presenta il conto. 
Il cameriere, per me, arriva al 18esimo. 
Una piccola salita, seguito dall'aggancio da parte di Biasioli, prendono a schiaffi la mia autostima e mettono due ideali macigni legati alle mie caviglie ed una spirale di pessimismo sembra volermi trascinare a picco.
Poi succede qualcosa, non saprei dire cosa. Forse percepisco segni di stanchezza da parte di Gianluca ed Andrea, che mi precedono di qualche metro, o forse il mio corpo decide che è giunto il momento di giocare il jolly, fatto sta che recupero metri e piazzo una zampata con un ventesimo chilometro a 4.30/km, stringo i denti per tutto l'interminabile 21esimo, urlando e sbuffando come un porno divo in pieno orgasmo, suscitando la curiosità, e l'ilarità, di spettatori e runners.
Finisco poco sotto l'ora e quarantatre tallonato da Andrea e Gianluca e da Girello. Cristiano arriva qualche minuto dopo, stanco ma soddisfatto della sua prestazione che non si attestava su questi ritmi da tempo immemore.
Ci ristoriamo con dovizia, chiacchierando delle nostre rispettive prestazioni. 
Troviamo gli altri amici del gruppo Avis Taglio di Po che ci raccontano di tempi per me inimmaginabili... con un velato senso di inadeguatezza, ma con la convinzione di poter dare ancora qualcosa ci apprestiamo a concederci una doccia nel vicino studio di Walter sognando di fermare anche noi, un giorno, il cronometro prima dell'ora e trenta.

Let's Run4Fun.




giovedì 23 marzo 2017

19/03/2017: 1^ gran fondo Cittìà di chioggia. Isola Verde, Chioggia (VE).





Le nuove esperienze.
Alcuni anni fa , non tantissimi a dire il vero, era usanza da parte di alcuni padri particolarmente attenti allo sviluppo psicofisico dei figli, accompaganare i nuovi uomini a formarsi e a formare la propria esperienza, squisitamte sessuale,  con le donne, in bordelli più o meno squallidi a seconda delle disponibilità economiche della famiglia.
Oggi, Gianluca ed Enrico, hanno vestito questo ideale ruolo, educativo ed istituzionale, nei confronti di un "giovane" ed inesperto uomo che si affacciava per la prima volta al roboante mondo delle competizioni in Mountain Bike. Me.

Davvero nuova l'esperienza di questa domenica e, come tutte le prime volte, mi sento goffo, fuori luogo e anche leggermete frastornato.
E' davvero lontana la sicumera che geralmente ostento durante la fase preparatoria delle gare podistiche. Sicucurezza che deriva dalle centinaia di gare disputate, dalle migliaia di chilometri percorsi, a piedi o anche in macchina per spostarsi e portasi sui luoghi delle competizioni. 
Gesti, operazioni, malizie, che ti permettono di sapere come gestire gli spazi, come ottimizzare i tempi e di sapere esattamente cosa è meglio fare in ogni determinato istante perchè sono cose che hai già sperimentato, per le quali, magari, hai già sbagliato ed imparato dagli errori commessi.
Oggi, nessuna certezza, nessun automatismo. Occhi sgranati che si chiedevano cosa fosse meglio fare: Ci cambiamo subito? Andiamo fin la in bici? Ma il giacchino tu, lo tieni? Farà caldo vestiti così?
Tanta insicurezza, ha giocoforza qualche ripercussione; ed infatti nel vagare alla ricerca del luogo deputato alle iscrizioni, con negli occhi la meraviglia del bambino al luna park, ma con la grazia di un elefante in una cristalleria, ho commesso il classico errore del principiante... una volta individuato il banchetto delle iscrizioni, ed accortomi che lo stavo per passare ho frenato in maniera repentina senza ricordarmi delle "fottute" scarpette agganciate ai pedali e facendo uno spettacolare ruzzolone sull'asfalto che, francamente, ha fatto più male al morale e alla bici, che al resto del corpo.

Cominciamo male, ho pensato. Freno posteriore fuori uso e "gara" potenzialmente finita per me. 

I demoni della sfortuna svolazzavano sopra la mia testa come gli uccellini dei cartoni animati Disney quando gli incauti protagoisti prendono una botta in testa, poi la carica Zen di Enrico mi viene in soccorso, con la promessa di un cameratesco patto di non belligeranza, con la consapevolezza che eravamo li per fare i "cicloturisti" e rassicurato, inoltre,  dagli organizzatori che descrivevano il percorso come semplice e pianeggiante, decido di godermi lo stesso la "mia" domenica in sella con il solo uso del freno anteriore.
Il resto è puro divertimento, senza l'assillo del cronometro ma con la prospettiva percorrere 50 km di sterrato tra argini, orti, una piccola frazione del bosco Nordio ed un inspettato finale addirittura sulla spiaggia di Isola Verde. 

Chiudiamo il percorso in poco meno di 2 ore e mezza, poi ci prepariamo per gustare un succulento pasta party, commentando felici la nostra impresa, consapevoli ed orgogliosi, come i giovani adolescenti una volta usciti dalla case chiuse, di essere entrati a far parte del mondo dei "grandi".

Let's Bike4Fun